Con una recentissima sentenza del 13/06/2016 la Suprema Corte di Cassazione ha messo nero su bianco una vera e propria presa di posizione per i dipendenti.
Secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, l'azienda può licenziare il dipendente perditempo che, puntualmente, durante le ore di lavoro, si colleghi a Facebook.
Ritengono infatti, gli Ermellini: "Sottrarre tempo e strumenti, che devono essere rivolti a servire l’azienda, per scopi invece puramente personali, come chattare o guardare le foto postate dagli amici viola il patto di fiducia che lega il dipendente. all’azienda. È pertanto legittimo il licenziamento nei casi più gravi, quando cioè le ore spese sul social network sono numerose, anche a seguito di richiami precedenti ed è legittimo il licenziamento disciplinare per giusta causa a carico del dipendente che stia troppo tempo su Facebook. Tale condotta è particolarmente grave solo quando il datore di lavoro riesce a dimostrare che il tempo speso sul social network sia stato elevato”.
Il datore di lavoro, quindi, dopo aver contestato disciplinarmente al dipendente le troppe ora passate su Facebook, può controllare la cronologia della navigazione su internet senza ledere in qualche modo la privacy del lavoratore. Nel concreto, sarà onere del datore di lavoro, infatti, dimostrare che il tempo passato sul social network sia stato troppo elevato, mentre spetterà al Giudice la valutazione nel merito se il tempo trascorso dal dipendente sul social network sia effettivamente troppo e, quindi, legittimante il licenziamento.